Il perfezionismo ti blocca. Fare chiarezza ti libera
Il perfezionismo è quell’attitudine subdola che ti sussurra “Aspetta che tutto sia perfetto, prima di agire!”
No, non è essere precisi in quel che si fa, non è tendere alla maestria, ma è quella voce che trova sempre un altro dettaglio da sistemare, un’altra cosa da perfezionare, così da rimandare il momento di mettersi davvero alla prova.
Il perfezionista e la trappola della chiarezza
Il perfezionista prende il mio invito a “fare chiarezza prima di agire” e lo trasforma in una prigione dorata. Lo usa come giustificazione per non agire, perché non ha ancora chiarito tutti i passi che dovrà fare.
Non funziona così. Fare chiarezza non significa questo.
Fare chiarezza significa contattare ciò che ti accende davvero. Sapere chi sei e cosa vuoi, e quindi scendere in campo a partire da questa consapevolezza, da questo centro. Il resto lo costruisci strada facendo.
Se sei un professionista e operi nel mondo digitale, fare chiarezza è aver individuato la tua nicchia del cuore e definito l’offerta che ti rappresenta. Così puoi rivolgerti in modo magnetico e autentico alle tue persone, costruendo insieme a loro i prossimi risultati.
L’antidoto al perfezionismo
Fare chiarezza è l’opposto del perfezionismo.
La chiarezza ti libera dal blocco, in quanto ti aiuta a trovare la tua impronta, il tuo senso. Quando sei a contatto con il tuo “perché”, nasce naturalmente la voglia di passare all’azione.
Il perfezionismo, invece, cerca ogni scusa per non agire mai.
Non a caso parliamo di “perfezion-ismo”, e non di “perfezione”. Quel suffisso -ismo cambia tutto, proprio come “maschile” è diverso da “maschilismo”, per intenderci.
L’-ismo prende una qualità e la estremizza, trasformandola in limite, in prigione.
La ricerca della perfezione, per chi vuol tendere alla maestria, è una qualità. Fare bene, cercare l’eccellenza è una qualità. Il perfezionismo non lo è.
Il paradosso della vera eccellenza
Indovina un po’… Raggiungi l’eccellenza quando ti metti in gioco e accetti di cadere. Fai e cadi, fai e cadi, fai e cadi. Sei disposto a sbagliare. Se non sbagli, se non attraversi l’esperienza, non cresci, non impari, non ti perfezioni (appunto).
Paradossalmente, la via per arrivare all’eccellenza passa attraverso l’essere imperfetti.
La vera perfezione si nutre di errori, prove, sbagli, ripetizioni, atti di coraggio. Si nutre di azioni, non di ragionamenti infiniti. Si nutre di esperienza, non di paura di sbagliare.
Il motivo profondo dietro il perfezionismo
Il perfezionismo trova terreno fertile quando, in realtà, hai paura di sbagliare.
Non vuoi rischiare di sentire il dolore del rifiuto, di scoprire che non sei all’altezza delle aspettative, di non essere così perfetto come vorresti.
Tendi a esporti solo se hai la certezza del risultato, solo se qualcuno o qualcosa ti garantisce che otterrai successo e riconoscimento.
Vuoi agire in modo “perfetto” perché vivi in funzione dell’approvazione degli altri.
La via per l’eccellenza, invece, si focalizza sul fare del proprio meglio a prescindere dalle condizioni.
Agisci perché il tuo focus è sul donare te stesso, le tue competenze, non sul ricevere consenso.
Il tuo prossimo passo
Fai chiarezza su cosa ti accende, su come puoi mettere i tuoi talenti al servizio del mondo.
Ma poi – ed è fondamentale – agisci, fai quel primo passo.
Senza l’esperienza pratica non puoi scoprire come si muove davvero la tua energia, quali sono i passi successivi da intraprendere, né puoi crescere e diventare eccellente in quello che fai.
Il mondo ha bisogno della tua versione imperfetta ma presente, e non di quella perfetta che non arriva mai.
E tu, sei più nella squadra "chiarezza" o in quella "perfezionismo"?
Camilla Ripani
Mentor & Life Coach
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