Se hai un sogno, come puoi pensare di restare invisibile?
Restare nascosti non è male: eviti di ricevere critiche e rifiuti, di veder fallire i tuoi progetti lavorativi, di avere sorprese che non puoi controllare.
È come la nave che resta in porto: non rischia di graffiarsi sugli scogli, di logorarsi in mezzo al mare, di perdere una vela durante una tempesta.
Quando resti nell’ombra, nessuno (o quasi) ti giudica, nessuno ti dà attenzione, nessuno si aspetta risultati da te. Sembra una pacchia, no?
È incredibile come nell’era dell’esposizione, tantissime persone rimangano in realtà nascoste, inibite dal mettersi in gioco, o al più giocano per finta, indossando una maschera… ma questo non le porta da nessuna parte e ci va di mezzo la loro crescita, il loro lavoro.
Se hai una missione, se vuoi far crescere i tuoi obiettivi, come puoi pensare di restare invisibile? Come puoi pensare di restare al sicuro e non rischiare nulla?
Restare nascosti forse protegge dal rischio di incontrare situazioni spiacevoli, di essere giudicati o delusi, ma impedisce anche lo sviluppo di qualunque sogno.
Forse ti racconti che non hai un gran talento per scendere in campo, che non hai le capacità per esporti, per fare quella conferenza, per aprire quel profilo social… ma la verità è che stai usando la tua modestia per non ammettere che hai paura e che preferisci abbandonare te stesso e i tuoi progetti.
Lo so bene… e sai perché? Perché è quello che facevo anch’io. Non ho mai amato espormi, eppure lo faccio, perché amo la possibilità che tutto questo mi offre: condividere il mio messaggio, coltivare i miei progetti e aiutare altri a fare lo stesso.
Non ascolto quelle voci che dicono: “Ma chi te lo fa fare?”, “Puoi solo fallire!”, “E se ti impegni, per scoprire che poi non è servito a niente?”
Voglio dirti che, se vuoi la “certezza” del risultato per poter iniziare a seguire il tuo sogno, non cominciare neanche. Lascia perdere, non fa per te. Non è un vero sogno, è solo un ragionamento, una scusa, una maniera per evitare ancora una volta di metterti in gioco.
Non sto dicendo che devi fare le cose a caso o senza una progettazione, ma che, quando hai una missione, ma non sei disposto a rischiare, allora quella missione non è vera.
Senti invece che c’è un senso in quella direzione, che è davvero qualcosa che ti chiama? Allora devi accettare di esporti per lei e farti conoscere dal mondo.
Non è per tutti. È per te solo se hai capito che la tua chiamata, la tua realizzazione personale e professionale, ha bisogno che tu combatti per lei, che ci metti la faccia e ti appassioni del “mare aperto” e di tutte le possibilità che puoi incontrare e creare… e non che rimani nell’ombra e al sicuro.
Camilla Ripani
Mentor & Life Coach
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